Cercarsi ogni giorno, cercare l'unità...


Le infinite possibilità, l'avere fiducia e la consapevolezza del "posso farcela" sono sensazioni naturali che abitano in noi e che sono nostro bagaglio e parte della nostra vera essenza. Quando quelle sensazioni sono sovrastate da paure, dubbi e pregiudizi non riusciamo più a percepirle (oppure non ricordiamo di averle già sperimentate) e finiamo per credere che non siano nostro appannaggio o che non esistano proprio.
Invece sono parte del nostro stato naturale dell'essere! Sono l'effetto della nostra essenza totale e l'incipit alla manifestazione di noi stessi e dei nostri talenti.

Stamattina  parlavo con una persona, che sta percorrendo con me una parte del suo cammino verso se stessa, e commentavamo insieme come sia delicato e fugace il senso della propria unità. Quell'unità che fa sentire centrati e permette di essere in contatto con tutte le parte di Sé. Quell'unità che fa stare bene, fa sentire sulla strada giusta e che spalanca la porta della gioia e della manifestazione.

Sentirsi uniti significa percepire tutte le nostre parti, i nostri stati, le nostre possibilità, e significa dare loro ascolto e pieno diritto di esistere. Essere uniti significa principalmente fare in modo che ogni parte si esprima in modo armonico ed equilibrato perché guidata dal livello più alto di connessione all'anima a cui riusciamo ad accedere (in questo momento della nostra vita).
Questo tipo di percezione di Sé consente di porsi di fronte alla realtà con apertura e fiducia ma anche con saggezza e intelligenza, così da attivare forza, coraggio e capacità di manifestazione. 

Un modo per conoscersi è quello di usare dei modelli della realtà, che non sono la Realtà stessa ma aiutano ad avvicinarsi ad essa. Secondo un modello di realtà, che io sento molto vicino a me, ci si può immaginare come un'unità di parti biologiche, psicologiche e spirituali che si esprimono alimentandosi l'un l'altra per il benessere e la felicità del nostro Essere Totale. 

La parte biologica è il corpo fisico; la consapevolezza della sua totalità, dei suoi messaggi e dei suoi bisogni è uno degli step da fare per conoscere se stessi. La parte psicologica è l'insieme della parte  emotiva e di quella mentale, che ha molti livelli e sfaccettature che occorre scoprire ed ascoltare. La parte spirituale attiene alla parte eterna e riguarda la connessione con la propria Anima, con altre anime e col Tutto, a seconda del proprio livello di evoluzione.
La realizzazione e la percezione di quest'unità non è una condizione scontata, sebbene sia tra le nostre potenzialità e sia anche parte della nostra naturale evoluzione. Quest'unità non si attiva da sola, occorre volerlo e realizzarlo, occorre voler espandere la nostra coscienza sempre più in là, dal corpo, alla psiche, allo spirito per arrivare a essere sempre più vasti e totali.

Prima di tutto occorre iniziare ad osservarsi a tutti i livelli (fisico, psichico e spirituale). Osservandosi si diventa consapevoli di tutto ciò che si è e/o si crede di essere, e da qui ci si può spogliare dei condizionamenti e delle maschere. E' bene anche imparare a guardarsi con amore e darsi il permesso di essere felici. Poi si impara a sostenersi con fermezza ed amore. Insomma occorre  equilibrare le varie parti di noi in un tutto armonico.
Tutto ciò non è immediato, e a volte non è nemmeno semplice. E' una sorta di impegno che si prende con noi stessi, dandosi il diritto/dovere di scoprire chi, o cosa, siamo e dove stiamo andando. 

Ogni giorno occorre dedicare tempo a sé per scoprirsi, centrarsi e guidarsi sulla propria strada. Perché nessuno può stabilire per noi alcuna metà, né alcuna modalità di viaggio. Noi siamo responsabili e liberi di scegliere come vogliamo camminare e dove vogliamo andare; ed anche quando ci pare di non aver deciso nulla, di fatto abbiamo fatto la scelta di non sapere o di farci guidare da qualcun altro o da qualcosa altro...

Quando mi capita di perdere l'unità (piuttosto spesso), mi sento come pervasa da ombre e pesantezze, e mi sento confinata in stanze buie dove non c'è luce e manca la speranza. So che io ho scelto (magari inconsapevolmente) di entrare in quelle stanze, e so che nessuno mi ci ha spinta, né chiusa a chiave.
Ogni volta che mi sento in prigione, so che mi ci sono confinata da sola: mi sono giudicata, mi sono comminata la pena e l'ho eseguita.
E tutto ciò l'ho fatto semplicemente mettendo in atto vecchi schemi e vecchi meccanismi, magari neanche tutti miei (anzi molti ereditati, in tutti i sensi) che hanno già leso ed imprigionato generazioni di anime. 

E' facile accorgersi quando si è lontani dalla propria unità. E' facile accorgersi quando si è guidati da qualcun altro o da qualcosa d'altro. Perché? Perché si sta male e non si vede via d'uscita, perché sembra tutto nero e senza colore, pesante e triste, perché si sente insoddisfazione, rabbia, colpa, dolore, ecc....tutto ciò che ha bassa vibrazione ci dice che siamo separati e non uniti.
Fortunatamente il nostro senso della gioia funziona benissimo! Quando non percepisce nulla che lo attivi e lo ecciti, allora ci fa stare male, per destarci dal nostro torpore; il senso della gioia per il nostro bene ci offre un'occasione per uscire da quella prigione auto-imposta.

Un po' meno facile è attraversare tutto ciò e tornare a sentire la gioia. Eppure la gioia è uno dei nostri stati naturali e innesca il senso di fiducia, la sensazione del "posso farcela" e apre magicamente le cosiddette infinite possibilità della fisica quantistica, l'essere nel flusso.

Per attivare tutto ciò occorre lavorarci ogni giorno perché, senza accorgercene, remiamo contro noi stessi in continuazione. Ogni volta che emerge la paura, il giudizio, la colpa, la vergogna, il dolore, la falsità, l'illusione e l'attaccamento significa che è emerso un vecchio nodo e noi, meccanicamente, stiamo reagendo secondo schemi antichi (nostri o di altri non importa) che ci conducono alla sofferenza. 
Quando stiamo male, possiamo dire che stiamo funzionando su vecchi schemi di coscienza, molto meccanici, e comunque più bassi dei nostri potenziali attuali. Quanto non stiamo bene, le varie parti di noi, corpo-psiche-anima, sono impegnate in una recita con un vecchio copione che tende a perpetuarsi finché qualcosa non cambia. 
Il cambiamento può partire solo da noi, dal nostro di desiderio di essere totali, di essere nella gioia e nell'amore. Allora, se nasce quel profondo e struggente desiderio, può iniziare il viaggio. Un viaggio che non ha necessariamente da stabilire una meta, perché alla fine quel che conta è che il viaggio stesso diventi la meta. In questo modo ogni singolo istante del viaggio può schiudere l'infinito che è in noi.

Alla fine una sola cosa conta davvero: la meta è AMARSI e quindi AMARE.

Nessuno però ce lo insegna, non ci sono libretti di istruzioni consegnati alla nascita, né soluzioni magiche istantanee.... però ci sono milioni di segni e segnali che indicano la strada, si può imparare a riconoscerli, osservarli, leggerli e invocarli. La vita è come uno specchio quando l'immagine riflessa è tristemente dolorosa, sta a noi iniziare a sorridere a quello specchio...
Quando siamo nell'Unità noi vediamo la Realtà, scorgiamo i segni, li seguiamo ed esprimiamo la nostra Totalità...e ce ne accorgiamo perché, semplicemente, stiamo bene.

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